martedì 9 aprile 2013

Sydney Opera House




 
L’architettura degli Altri e la mia

Su Alvar Aalto

L’opera si ispira a forme fantastiche, che forse potrebbera dirsi organiche più che semplicemente curve.
La geometria dello spazio dell’Opera House di Sidney è estremamente semplice. Si tratta di una geometria sferica: tutto può essere disegnato su una sfera, come se fosse un arancia tagliata in non so quanti spicchi simili, che vengono prefabbricati. Questa è l‘IDEA! .


 
Appendice
La costruzione dell’Opera House di Sidney
di Rafael Moneo

Il progetto di Utzon prevedeva, orientata verso la baia, una serie di coperture, legate l’una all’altra, che ricordano le vele di una nave che si innalzava su un basamento contenente i servizi.
Il suolo è lavorato in termini plastici, proiettando ombre forti che enfatizzano l’importanza sia dell’orientamento che della geometria determinata dall’uso.
L’architetto definisce il piano su cui si muoveranno gli spettatori. Nessun elemento a distrarre chi osserva il disegno, non c’è struttura, non ci sono serramenti, esiste una linea perimetrale che sottolinea la condizione quasi geografica del basamento nella baia.
Ci sono delle scale che scendono verso il basso, testimonianza del fatto che al di sotto di quel piano continuo c’è vita.

 Sidney Opera House

Il disegno non è astratto, esalta la pura volumetria, spogliata di ogni elemento accessorio. Per fare questo, Utzon, impiega tecniche di rappresentazione appartenenti all’illustrazione, che generano un tipo di disegno in cui particolare attenzione viene conferita alle ombre, per non dimenticare la dimensione tattile, corporea dell’architettura.
 Il basamento rappresenta la geografia artificiale su cui verrà appaggiato il progetto è il luogo per il rito, la celebrazione della società e della cultura e per l'incontro con la natura.

Nella prima intuizione dell'architetto sul basamento avrebbero dovuto poggiare una serie di coperture/vele un omoggio al "lungo viaggio" che portò alla scoperta della Baia di Sidney. Le coperture possono essere viste come petali di un fiore, come la corazza di uno strano crostaceo o alle forme di un armatura.

Le coperture/vele proteggono gli auditorium: con tre segmenti viene coperto l'auditorium grande, con due quello piccolo ed entrambi vengono equilibrati da un ulteriore segmento che punta verso l'ingresso e che definisce il recinto. La graduale conquista di un altezza sempre maggiore parte da una linea quasi orizzontale in corrispondenza del segmento verso la baia, per arrivare con un profilo appuntito, verticale, come di un cavallo imbizzarrito, a coprire la torre scenica.
E' chiaro il movimento, non altrettanto il carattere delle "corazze".


Nel libro rosso, con cui Utzon voleva dimostrare la possibilità di realizzare il progetto, la sezione costruttiva presenta alcune nervature che anticipano la necessità di irrigidire le superfici. La sezione allude alla necessità di dare continuità alle coperture, di definire i punti di partenza delle stesse. E così la sezione suggerisce l'importanza che avrebbero avuto le superfici vetrate che si trovano tra una vela e l 'altra e il ruolo degli elementi strutturali che davano continuità strutturale a due vele vicine. Il libro rosso includeva altri miglioramenti, tra cui una nuova localizzazione del teatro sperimentale e l'alleggerimento della struttura del basamento.

Nel 1959 la soluzione costruttiva delle vele non era risolta.

Nel 1961 viene proposta una struttura metallica leggera che Utzon boccia perchè introduceva una struttura mista dove si ricercava semplicità strutturale.
Verso la metà del 1961 si abbandona la doppia lastra e si inizia a pensare ad una copertura nervata, piegata e continua.
Fu Utzon a trovare la soluzione, intuendo come la proposta iconografica contenuta nei disegni di concorso avrebbe potuto essere realizzata se le superfici fossero state dei triangoli sferici. Si presentò con un modello in legno nel quale porzioni di sfera definite da due circonferenze generavano elemnti che componevano una sfera completa. 
Opera House - modello in legno

La figura generata dalla somma di quegli elementi era come un ventaglio, che definiva tanto una superficie convessa e continua all'esterno, quanto una struttura concava e discontinua all'interno. La sfera poteva essere scomposta in elementi che potevano essere prefabbricati.

 Presenza è il temine più adatto per parlare dell'Opera House di Sidnet. Si tratta di una grande architettura, di forte presenza appunto, che arricchisce la baia dal punto di vista di attrazione visiva. E' lì che ha origine la vita della comunità. L'Opera come origine, ombelico, da cui conoscera la storia della Baia di Sidney a partire dallo sbarco del capitano Phillips. Un fulcro che tuttavia non impone nessuna gerarchia.

L'Opera di Sidney rende omaggio alla visione riskiana, facendo dell'architettura la "lampada del sacrificio" in grado di evidenziare il valore della vita in comunità attraverso la celebrazione della cultura.

 Sidney Opera House - auditorium

Nessun commento:

Posta un commento