Catalogo della mostra (Verona, 26 giugno-3 ottobre 2004). Ediz. italiana e inglese |
La mostra costituisce infatti un
manifesto della riflessione sull’architettura di Peter Eisenman, configurandosi
al tempo stesso quale operazioen artistica a livelli territoriale.
Segnalato da Manfredo Tafuri
all’inizio degli anni settanta come anima teorica del gruppo Five Architects di
New York, accanto a Michael Graves, Tichard Meier, John Hejduk e Charles
Gwathmey, Eisenman propone un’architettura di complessità e conflitti (dal
carattere eminentemente concettuale e disciplinare), capace di liberare potenti
energie.
…
Ed
è motivo di interesse non secondario che sia proprio il restauro di Scarpa del
castello scaligero l’elemento generatore di questa straordinaria mostra in forma di opera.
Pio Baldi
Direttore Generale per
l’architettura e l’arte contemporanee del Ministero per i Beni e le Attività
Culturali.
Fra tutte le arti, l’architettura è
quella che riguarda più da vicino la vita degli uomini e la sua qualità,
individuale e sociale: essa è altresì legata all’immagine che una civiltà è in
grado si comunicare e da essa in buona parte dipende anche l’immagine che di
quella civiltà gli altri colgono.
…
Il museo di Castelvecchio, uno dei
più impegnati poli operativi del Comitato paritetico tra Stato e Regione per la
conoscenza e la valorizzazione dell’opera di Carlo Scarpa, ha oggi audacemente
promosso questa eccezionale opportunità di viaggio nella storia, nel presente e
verso il futuro, offrendo un’occasione culturale di alto livello, alla quale
auguriamo il meritato successo.
Giancarlo Galan
Presidente della Regione del Veneto
Credendo fortemente che la creazione
artistica sia una delle più alte forme di conoscenza e ingrediente
indispensabile di una società, siamo lieti dell’opportunità offertaci dal
generoso entusiaso e dalla raffinata cultura di Peter Eisenma di ripensare alla
storia e all’ambiente urbano di Verona con i suoi occhi di straordinario
“topografo”. Grazie a lui ritroviamo preesistenze sconosciute, casualità
insospettabili, assonanze con luoghi lontani, ma anche un’uncredibile energia
intellettuale e una tensione capace di sollevare la terra, il tutto racchiuso
dentro il rassicurante abbraccio delle mura trecentesche della residenza
scaligena.
Paolo Zanotto Sindaco di Verona
Maurizio
Pedrazza Gorlero Vice
Sindaco – Assessore alla Cultura
Indubbiamente il rapporto che si
instaura tra le architetture del museo e l’installazione, ricoduce ad un
confronto,anche se indiretto e velato, tra Carlo Scarpa e Peter Eisenman, ma
soprattutto tra due modi di fare architettura e tra due epoche diverse. Due
grandi maestri quindi che si confrontano idealmente, in un contesto complesso e
fortemente storicizzato.
Nicola Cacciatori Presidente AGAV
Nicola Brunelli Vice Presidente AGAV
La fortezza impenetrabile per
secoli, divenuta il luogo dei sogni veronesi e reinserita da Carlo Scarpa nel
flusso della storia sta esplodendo, non solo metaforicamente!
Come nella parte inferiore di un
Giudizio universale della pittura antica, l’apertura della terra libera le
anime; lo smontaggio della “macchina” architettonica permette di comprenderne
gli elementi e rende più consapevoli del suo funzionamento e più sensibili alla
sua poesia.
Paola Marini
Direttrice del Museo di
Castelcecchio
Prego
attraversare i binari: stare al passo con Eisenman
Kurt
W. Forster
C’è l’architettura e c’è la critica
dell’architettura. Un golfo le divide e né gli scritti degli architetti né le
incursioni superficiali dei pensatori sembrano in grado di ridurre la distanza
che le separa. Gli architetti non esitano a suggerire i loro punti di vista e a
rivelare segreti un tempo gelosamente custoditi, ma raramente riflettono sui
loro progetti per fare del loro stesso pensiero un’architettura.
E’ precisamente questa capacità di
richiamare i segni dei precedenti interventi, di immaginare le tracce di una
storia ancora da scoprire o da inventare che rende l’intervento di Eisenman al
Museo di Castelvecchio lucido e lucido in eugual misura: lucido nella
percezione dell’opera di Carlo Scarpa nel luogo, lucido per la sua capacità
intuitiva di espandersi sulle sue stesse idee mentre si confronta con quelle
dell’uomo che lo ha preceduto in quel luogo.
Eisenman ridisegna l’impronta di
ognuna delle sale di Scarpa nella corte, come se avesse trovato le loro gemelle
che aspettavano di essere scoperte. Ma reagisce anche ad un ponte che Scarpa ha
situato nell’angolo occidentale della corte stendendo un asse diagonale che va
proprio nella stessa direzione. Come risultato si genera una potente tensione
tra la serie fantasma di sale espositive nella corte e l’asse inclinato che le
taglia. Quest’asse fa parte di una griglia di colore rosso vivo che risalta gli
spazi interni delle sale espositive e le loro impronte. Eisenman a sua volta
suggerisce che la griglia rossa sia radicata ancora più in profondità della
traccia fittizia delle sale espositive. Come se il suo scavo avesse risvegliato
la griglia nascosta, strane parti residuali emergono all’interno del museo.
Una terza forza entra in gioco e
trasforma potentemente la terra. Le tracce delle opere e dei tempi precedenti
rimangono, ma la terza forza è così potente che le assorbe e le sovrasta tutte.
A Verona il rigonfiamento del terreno è modesto, ma chiaramente di calibro
diverso dall’impronte di griglie ed assi. Non è per caso che a sollevarsi e
sprofondare sia la terra, il terreno vero e proprio. In azione ci sono forze
più grandi di quelle che governano la memoria e il pensiero.
A Castelvecchio, dove Scarpa
ricuciva i bordi consumati del passato, adesso Eisenman lavora sull’orlo del
futuro.
tratto da Linee Virtuali. Da Cannaregio a Castelvecchio di Antonino Saggio
flickr_foto di Alessandro Crusco
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