lunedì 22 aprile 2013

Studio di un opera: "Peter Eiseman, Il Giardino dei passi perduti"

Catalogo della mostra (Verona, 26 giugno-3 ottobre 2004). Ediz. italiana e inglese

La mostra costituisce infatti un manifesto della riflessione sull’architettura di Peter Eisenman, configurandosi al tempo stesso quale operazioen artistica a livelli territoriale.
Segnalato da Manfredo Tafuri all’inizio degli anni settanta come anima teorica del gruppo Five Architects di New York, accanto a Michael Graves, Tichard Meier, John Hejduk e Charles Gwathmey, Eisenman propone un’architettura di complessità e conflitti (dal carattere eminentemente concettuale e disciplinare), capace di liberare potenti energie.
Ed è motivo di interesse non secondario che sia proprio il restauro di Scarpa del castello scaligero l’elemento generatore di questa straordinaria mostra in forma di opera.

Pio Baldi
Direttore Generale per l’architettura e l’arte contemporanee del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

 
Fra tutte le arti, l’architettura è quella che riguarda più da vicino la vita degli uomini e la sua qualità, individuale e sociale: essa è altresì legata all’immagine che una civiltà è in grado si comunicare e da essa in buona parte dipende anche l’immagine che di quella civiltà gli altri colgono.


Il museo di Castelvecchio, uno dei più impegnati poli operativi del Comitato paritetico tra Stato e Regione per la conoscenza e la valorizzazione dell’opera di Carlo Scarpa, ha oggi audacemente promosso questa eccezionale opportunità di viaggio nella storia, nel presente e verso il futuro, offrendo un’occasione culturale di alto livello, alla quale auguriamo il meritato successo.



Giancarlo Galan

Presidente della Regione del Veneto



Credendo fortemente che la creazione artistica sia una delle più alte forme di conoscenza e ingrediente indispensabile di una società, siamo lieti dell’opportunità offertaci dal generoso entusiaso e dalla raffinata cultura di Peter Eisenma di ripensare alla storia e all’ambiente urbano di Verona con i suoi occhi di straordinario “topografo”. Grazie a lui ritroviamo preesistenze sconosciute, casualità insospettabili, assonanze con luoghi lontani, ma anche un’uncredibile energia intellettuale e una tensione capace di sollevare la terra, il tutto racchiuso dentro il rassicurante abbraccio delle mura trecentesche della residenza scaligena.



Paolo Zanotto                                              Sindaco di Verona

Maurizio Pedrazza Gorlero                       Vice Sindaco – Assessore alla Cultura




Indubbiamente il rapporto che si instaura tra le architetture del museo e l’installazione, ricoduce ad un confronto,anche se indiretto e velato, tra Carlo Scarpa e Peter Eisenman, ma soprattutto tra due modi di fare architettura e tra due epoche diverse. Due grandi maestri quindi che si confrontano idealmente, in un contesto complesso e fortemente storicizzato.

Nicola Cacciatori         Presidente AGAV
Nicola Brunelli              Vice Presidente AGAV




La fortezza impenetrabile per secoli, divenuta il luogo dei sogni veronesi e reinserita da Carlo Scarpa nel flusso della storia sta esplodendo, non solo metaforicamente!

Come nella parte inferiore di un Giudizio universale della pittura antica, l’apertura della terra libera le anime; lo smontaggio della “macchina” architettonica permette di comprenderne gli elementi e rende più consapevoli del suo funzionamento e più sensibili alla sua poesia.



Paola Marini

Direttrice del Museo di Castelcecchio
 




Prego attraversare i binari: stare al passo con Eisenman
Kurt W. Forster
C’è l’architettura e c’è la critica dell’architettura. Un golfo le divide e né gli scritti degli architetti né le incursioni superficiali dei pensatori sembrano in grado di ridurre la distanza che le separa. Gli architetti non esitano a suggerire i loro punti di vista e a rivelare segreti un tempo gelosamente custoditi, ma raramente riflettono sui loro progetti per fare del loro stesso pensiero un’architettura.

E’ precisamente questa capacità di richiamare i segni dei precedenti interventi, di immaginare le tracce di una storia ancora da scoprire o da inventare che rende l’intervento di Eisenman al Museo di Castelvecchio lucido e lucido in eugual misura: lucido nella percezione dell’opera di Carlo Scarpa nel luogo, lucido per la sua capacità intuitiva di espandersi sulle sue stesse idee mentre si confronta con quelle dell’uomo che lo ha preceduto in quel luogo.

Eisenman ridisegna l’impronta di ognuna delle sale di Scarpa nella corte, come se avesse trovato le loro gemelle che aspettavano di essere scoperte. Ma reagisce anche ad un ponte che Scarpa ha situato nell’angolo occidentale della corte stendendo un asse diagonale che va proprio nella stessa direzione. Come risultato si genera una potente tensione tra la serie fantasma di sale espositive nella corte e l’asse inclinato che le taglia. Quest’asse fa parte di una griglia di colore rosso vivo che risalta gli spazi interni delle sale espositive e le loro impronte. Eisenman a sua volta suggerisce che la griglia rossa sia radicata ancora più in profondità della traccia fittizia delle sale espositive. Come se il suo scavo avesse risvegliato la griglia nascosta, strane parti residuali emergono all’interno del museo.

Una terza forza entra in gioco e trasforma potentemente la terra. Le tracce delle opere e dei tempi precedenti rimangono, ma la terza forza è così potente che le assorbe e le sovrasta tutte. A Verona il rigonfiamento del terreno è modesto, ma chiaramente di calibro diverso dall’impronte di griglie ed assi. Non è per caso che a sollevarsi e sprofondare sia la terra, il terreno vero e proprio. In azione ci sono forze più grandi di quelle che governano la memoria e il pensiero.

A Castelvecchio, dove Scarpa ricuciva i bordi consumati del passato, adesso Eisenman lavora sull’orlo del futuro.



L'architettura narra anche una storia e rimanda una presenza fatta di molteplici strati di significato: passato e futuri, geologici e urbani, astratti ma anche sottilmente narrativi. Si propone come ho già scritto, come "trivellazione nel futuro".

tratto da Linee Virtuali. Da Cannaregio a Castelvecchio di Antonino Saggio



flickr_foto di Alessandro Crusco

Nessun commento:

Posta un commento